Miti e Leggende

Miti e Leggende

La Madonnina del Presepio

La Madonna del Presepio era una statua di legno molto alta, accompagnata da uno splendido presepio. I Barchiesi la tenevano nella cappella del vecchio cimitero dove si recavano ad adorarla. Accadde un giorno, che il parroco del paese volle portare “la Madonnina”, nella chiesa di S. Antonio, a Barchi, ma lo fece senza preoccuparsi di portar via anche il presepio. La mattina dopo, quando egli si recò in chiesa “la Madonnina “, non c’era più…

I fedeli la ritrovarono, più tardi, nella cappella del cimitero accanto al suo presepio. Quello non fu l’unico miracolo della Madonna del Presepio, anzi, se ne racconta uno molto più importante: correva l’anno del Signore 1855, quando una terribile epidemia di colera, si diffuse fra la popolazione. I Barchiesi stremati dall’orrenda malattia infettiva si rivolsero proprio alla Madonna del Presepio, esponendola al pubblico e pregandola di fare il miracolo: il flagello cessò. Gli abitanti fecero voto di festeggiare la Madonna del Presepio, la seconda domenica di settembre di ogni anno.

Il Signore del Male

Il diavolo Farfanikkia, come viene chiamato dai vecchi di Barchi il “Signore del Male” compare spesso nei detti e nelle tradizioni barchiesi. Ecco quindi che i placidi e solari paesaggi barchiesi, si popolano di irrequieti e buffi diavoletti, dalle sembianze di bimbi dalle piccole corna rosse, giunti in soccorso di coetanei in difficoltà; oppure di ridicoli dèmoni neri, che saltano a pié pari decine di filari di viti; o ancora stranissimi giganti color catrame, come il diavolo visto più volte con un piede in mezzo al paese ed uno in piena campagna…

Altre volte invece, Satana si presentò, a Barchi, con fattezze di un distinto signore, dagli abiti eleganti, con tanto di paglietta; come quando giunse a reclamare il corpo di un uomo, che in vita aveva adoperato il misterioso “Libro del Comando” ( in quell’occasione, egli si presentò durante la veglia funebre; pregò i parenti del defunto di lasciarlo solo con esso, e, in breve tempo, scomparve, insieme al corpo del poveretto…); o come quando venne a distruggere a colpi di bastone, gli orci di vino e d’olio, di un altro enigmatico personaggio, il quale, costruita la ricchezza grazie al famigerato Libro, aveva avuto la poco felice idea di disfarsene. Del resto, tutti i possessori del “Libro del Comando”, che permetteva di compiere opere incredibili, ebbero a che fare direttamente, con il signor Belzebù; se non in vita, sicuramente dopo la morte, quando i familiare erano spesso costretti a riempire il feretro di pietre, per sostituire il corpo svanito nel nulla.

Storie, miti e leggende di Barchi
Paese a misura d’uomo.

Streghe e Folletti

Nell’immaginario collettivo barchiese, un posto di rilievo, spetta senz’altro alle Streghe, intese sia come depositarie di un’ antica cultura mediatrice fra l’uomo e il divino, sia soprattutto come esseri diabolici a servizio del Male. Ecco allora, che accanto a storie molteplici, di filtri, pozioni magiche e fatture, danzano tenebrosi e maligni, i racconti dei baldanzosi sabba notturni presso i magici crocicchi… Per poter evocare le Streghe, bisogna essere forniti di un ramo di fico a forma V, raccolto durante la luna piena di agosto; detto ramo dovrà essere posto sotto il mento. Il rito deve essere praticato, necessariamente, al centro di un incrocio a quattro strade (a forma di croce), e la notte per eccellenza, e’ quella di S. Giovanni (fra il 23 e 24 giugno).

In passato molti furono i barchiesi che rimasero graffiati dagli artigli delle Streghe, in quella famosa notte. Spesso, però, in questi casi gli esseri maligni che si avventavano sugli sprovveduti, non erano le terribili “Streghe”, bensì i “cari” amici del paese eccitati dall’idea di poter giocare un così brutto scherzo alle loro vittime.

Della “famiglia” dei Folletti, il solo rappresentante barchiese è il cosiddetto “Sprevengl”. Un esserino minuscolo, ma molto pesante, che compare la notte a turbare i sonni della gente, salendo fin sopra il petto della vittima, così da impedirgli di risvegliarsi. Se il malcapitato ha modo di divincolarsi dalla dolorosissima e soffocante morsa dello “Sprevengl”, quando ancora questo è sul suo petto, può riuscire a privarlo del suo caratteristico berretto rosso, acquistando così la possibilità di esprimere tre desideri: il Folletto sarà costretto ad esaudirli per riavere il suo berretto. Nel caso in cui non riesca mai a catturare il piccolo copricapo scarlatto, sembra che l’unico rimedio per liberarsi dello “Sprevengl”, sia quello di mangiare della mollica di pane mentre si sta defecando!!

Tesori e Briganti

Se durante una rilassante passeggiata, vi capitasse di scorgere, oltre gli arbusti, l’entrata di una grotta… Scappate! Scappate, correte via a perdifiato, perché quella potrebbe essere l’entrata della grotta del “T’lar d’or” (Telaio d’oro). Si narra, infatti che nella zona di “Monte Soffio”, esista una grotta dove un’ammaliante donna, tesse di continuo con il suo “ telaio d’oro”; i malcapitati che vi sono entrati, mai più sono ritornati a rimirar la luce del sole. Questo è solo uno dei tanti racconti sull’esistenza, più o meno favoleggiata, di antichi tesori nella zona di Barchi.

La Banda Grossi

In questo caso, probabilmente, tutta la storia e’ stata inventata, proprio per tenere lontani i curiosi da un vero tesoro (simboleggiato dal Telaio d’oro) la cui esistenza non è affatto improbabile in una zona che, in passato, fu teatro delle scorribande della “Banda d’ Grossi” e di molti altri briganti. Le tradizioni sogliono collocare altri tesori nella zona di “Campioli” (oltre il ponte di Rio Maggio) e nella zona dell’ormai diroccata chiesa di Roncaglia.

Per quanto riguarda invece la “Banda d’Grossi“, ossia il più famoso ( ma certamente non l’unico) bandito marchigiano nel secolo scorso, gli anziani barchiesi narrano di come quei briganti ( che avevano il loro “ covo “ nella vicina Isola Gualtresca ) capitassero spesso nel nostro paese. In particolare e’ rimasta famosa l’avventura di una donna di Barchi, la quale schiacciata dalle fascine che non riusciva più a trasportare, chiese aiuto a dei viandanti.

Uno di questi si chinò verso di lei, per soccorrerla, e in tal modo il suo cappotto si aprì, offrendo alla vista della donna un pauroso ” armamento” fatto di pugnali e pistole…

Fantasmi

Il Pifferaio del soprannaturale danza spesso, gaio, per le vie di Barchi. Per chi ha occhi per vederlo e sensibili orecchie per udire la sua cantilenante melodia, non è difficile scorgerne la magica scia. Egli è presente nelle giornate estive, quando il sole caldo e picchiante, crea aloni indissolubili di felicita’, assurdi e misteriosi, quanto i più brutti incubi notturni; si può individuare, evanescente, oltre i mulinelli delle foglie mosse dai venti autunnali; persino nei momenti più tranquilli e sereni della primavera, il suo flauto magico risuona, intermittente nell’aria.

Tuttavia, solo nelle oscure notti invernali, sballottate dai gelidi venti delle tenebre e sommerse dalle acque nere del buio, la porta polverosa e pesante dell’ “altro mondo”, si apre cigolando, ed un raggio iridescente di luce, compare ad illuminar la strada percorsa da Pifferaio. Del resto in un paese che è impregnato di storia e che si trova al centro di una Regione ricca di castelli, rocche e manieri, è normale che danzino leggiadre e misteriose storie di fantasmi: essi possono assumere le caratteristiche evanescenti di una silenziosa “Dama Bianca” che appare e scompare all’improvviso; oppure presentarsi, di colpo, nella forma indistinta di un grosso essere trasparente, dagli occhi luccicanti nel buio, che si trascina dietro improvvise folate di vento; o persino tramutarsi negli animali più strani e bizzarri come la sfuggevole e imprendibile capra, vista diverse volte nella campagna orientale di Barchi. Più spesso invece, i fantasmi barchiesi rivestono i loro tradizionali ruoli di irrequieti e invisibili inquilini di case “infestate”; come quella nella piazza principale del Castello, ove esiste una stanza che viene tenuta perennemente chiusa, per evitare di liberare chissà quali forze arcane ; o come quelle costruite in luoghi dove la presenza opprimente degli spiriti e quasi scontata.

Certamente, però, di tutte le storie di fantasmi fiorite a Barchi, le più paurose sono quelle relative ai luoghi in cui la gente ha sentito, tante volte, i lamenti angoscianti dei morti. Nella zona di “Monte Soffio” esiste un luogo, chiamato “Foss’ del Burbr” (Fosso del Burbero), da sempre popolato dalle querule voci degli spiriti (forse dei morti della “Battaglia del Metauro”); infine nel “Foss’ d’l’ Sprofond” ( Fosso dello Sprofondo) vicino alla chiesetta di Roncaglia, la notte di Natale, si possono udire, gracchianti, i campanacci di alcune vacche, lì sprofondate, assieme al loro padrone, proprio il giorno della Natività del Signore di molti anni fa, e si possono inoltre sentire le grida d’incitamento dell’uomo rivolte alle bestie. Come si può facilmente desumere da questo breve elenco di miti e leggende, Santi e Diavoli, Streghe e Folletti, Mostri, fantasmi e Briganti, popolano, da sempre la millenaria cultura barchiese. Non lasciamo che l’Uragano dei nostri Tempi li cancelli per sempre.