Le origini dell’antica Lubacaria

Le origini dell’antica Lubacaria

Distrutta e ricostruita, oggi nota come Piagge.

A cavallo dei due versanti del Metauro e del Cesano a circa 200 metri di altitudine, si trova il Comune di Piagge, il cui nome, dal latino Pladearum, rispecchia la speciale configurazione topografica dell’abitato.La tradizione accenna alla presenza su queste colline di un’antica città chiamata Lubacaria (dove attualmente è ubicata la frazione di Cerbara), distrutta da Alarico re dei Goti, della quale affiorano avanzi nella frazione di Cerbara. Gli abitanti scampati dall’eccidio costruirono nuove abitazioni nella vicina collina ove ora sorge Piagge. Infatti, da pergamene antiche sappiamo che nel 777 il territorio di Lubacaria era compresa fra i numerosi beni posseduti dalla Badia di San Paterniano in Fano, e che, con Bolla di Adriano nel 1156, veniva confermato nel dominio di Badia il Castello delle Lubacarie e il contado adiacente.

Nel 1196 Enrico IV affida a Roberto e Riccardo Ubaldini l’investitura delle terre che formeranno il Vicariato di Mondavio, delle quali Piagge faceva parte.

Nel 1227 il castello di Lubacaria fu diroccato dagli stessi abitanti. In seguito, sulle sue rovine fu rifabbricato il castello di Piagge che però rimase sotto la giurisdizione dei monaci di San Paterniano, come chiaramente risulta da un documento del 1303 per la nomina del rettore della Chiesa di San Lorenzo di Piagge, spettante all’Abbate di S. Paterniano e da altri strumenti di epoca anteriore, nei quali sono descritte le famiglie del nuovo Castello, che domandano all’Abbate l’investitura delle loro case e dei terreni adiacenti.

Il 22 giugno 1474 gli abitanti di Piagge ricorsero a Cesare Varano per essere liberati dall’opposizione di Fano che li obbligava a presentarsi al giudice di Monte Maggiore, mentre essi preferivano dipendere da quello di Mondavio. Piagge, con altri castelli, passò in dominio a Lorenzo de Medici, allorchè a questi venne conferito il Ducato di Urbino da Leone X; ma, nel 1517, i Gonzaga, che combattevano per Francesco Maria della Rovere, lo ritolse, costringendo Lorenzo de Medici alla fuga. Nel 1520 Piagge con tutto il vicariato di Mondavio, di cui faceva parte, fu restituito a Fano da Papa Leone X e il 14 ottobre dello stesso anno il sindaco di Piagge giurò fedeltà ai magistrati fanesi. A Piagge, ritenuta luogo di notevole importanza per la sua posizione strategica e per le sue solidissime mura, viene concesso il titolo di “terra” da Leone XII. Segue, senza particolari fatti di rilievo, la storia di tutte le terre vicine, entrando a far parte dello Stato della Chiesa e successivamente del Regno d’Italia.

Lubacaria

Anche se oggi Cerbara è solo una piccola frazione con circa un centinaio di abitanti sulla sponda destra del Metauro, qui, stando alla tradizione e agli avanzi affiorati nel sito, doveva sorgere l’antica città romana di Lubacaria, poi distrutta dai Goti di Alarico I all’inizio del V secolo. Gli abitanti scampati all’eccidio costruirono allora un nuovo insediamento sul vicino crinale della collina, circa 200 metri più in alto e quindi più sicuro, dando così origine alla località delle Pladearum o Pladiæ (donde appunto deriva l’odierno nome di Piagge).

Medioevo

Documenti medievali attestano che nel 777 il territorio di Lubacaria faceva parte dei numerosi possedimenti della ricca e potente badia benedettina di San Paterniano in Fano, che il 5 maggio 1156 venne riconfermata con bolla pontificia di papa Adriano IV nel dominio del «castrum Lubacariæ cum curte sua». Nel 1196, però, tutta la zona fu inserita dall’imperatore Enrico VI nel vicariato di Mondavio, concesso in feudo a Roberto e Riccardo Ubaldini.

Le successive vicende storiche indicano rapporti armonici con la Chiesa e con i Rovereschi di Mondavio, mentre risultarono spesso conflittuali quelli con Fano e Montemaggiore; nel 1227, ad esempio, il castello di Lubacaria dovette essere diroccato dai suoi stessi abitanti per poter usufruire della cittadinanza fanese. In seguito, mentre il sito di Lubacaria veniva progressivamente abbandonato nel corso del XIV secolo, le sue rovine furono riutilizzate per fabbricare il nuovo castello delle Piagge, che rimase comunque sotto la giurisdizione dei monaci benedettini di San Paterniano. Altre testimonianze confermano anche per gli anni successivi la dipendenza delle Piagge da Fano e, ancora il 22 giugno 1474, gli abitanti del paese ricorsero a Giulio Cesare Varano, signore di Camerino, per essere liberati dalle imposizioni della città di Fano che li obbligava a presentarsi al giudice di Montemaggiore, mentre essi preferivano dipendere da quello di Mondavio.

Età moderna

Dopo le alterne vicende del XV secolo e la sottomissione a diverse signorie (Sigismondo Pandolfo Malatesta, Antonio Piccolomini, Federico da Montefeltro, Giovanni della Rovere), nel 1516 le Piagge, insieme ad altri castelli della zona, passarono in dominio a Lorenzo de’ Medici allorché suo zio Leone X gli conferì il Ducato di Urbino, ma nel 1517 i Gonzaga, che combattevano per Francesco Maria I Della Rovere, glielo ritolsero costringendo Lorenzo de’ Medici alla fuga. Nel 1520 Pladiarum, insieme a tutto il vicariato di Mondavio di cui faceva parte, fu restituito alla città di Fano da papa Leone X e il 14 ottobre dello stesso anno il sindaco del borgo giurò fedeltà ai magistrati fanesi impegnandosi a rinnovare annualmente l’atto di sottomissione.

Nel 1521 tuttavia, morto il pontefice, Francesco Della Rovere recuperò i suoi possedimenti, dove intraprese un’intensa attività di miglioramento delle fortificazioni che alle Piagge venne completata dal figlio Guidobaldo nel 1542 con l’erezione del torrione oggi detto Torre civica, campanaria o dell’orologio.
Nel 1631, morto senza eredi il duca Francesco Maria II Della Rovere, in base alle sue ultime volontà tutti gli stati rovereschi furono devoluti allo Stato Pontificio e le Piagge furono inserite nel vicariato di Mondavio. Nell’Ottocento al paese, ritenuto luogo di notevole importanza per la sua posizione strategica e per le sue solidissime mura (che esistono tuttora), venne concesso il titolo di “terra” da parte di papa Leone XII. Successivamente, come la maggior parte dei possedimenti pontifici, anche Piagge entrò a far parte del nascente Regno d’Italia.

Età contemporanea

Durante la seconda guerra mondiale, a causa del passaggio del fronte sull’Appennino, dal 17 al 21 agosto 1944 Piagge si trovò coinvolto nella cosiddetta “battaglia del Metauro” e subì, restandone notevolmente danneggiato, i bombardamenti alleati contro le postazioni dei nazisti che, ritirandosi, avevano spostato la loro linea difensiva lungo il crinale fra il Cesano e il Metauro.

Attualmente l’agglomerato urbano si estende attorno alla strada provinciale Orcianese (o Orcianense) e, al centro del paese, nascosto fra le abitazioni, si trova l’antico castello medievale tuttora abitato, del quale rimangono soltanto le mura quattrocentesche, ricostruite alla metà del Cinquecento dai Della Rovere, e la snella e svettante Torre civica che si innalza di 15 metri oltre il terrapieno del fortilizio, posta in piazza della torre, che è sicuramente il cuore, nonché punto più interessante del paese da dove si può scorgere un bel panorama. Lungo la strada provinciale si trovano i locali più frequentati, mentre i quartieri di nuova costruzione vanno sviluppandosi sulle vie adiacenti. Circa 900 abitanti del comune risiedono nel capoluogo, mentre il restante 120 nelle campagne e nella frazione più grande: Cerbara, dove nel centro è stata costruita una centrale idroelettrica che sbarra un piccolo canale del Metauro e dove si è sviluppata un’importante zona artigianale. Come la maggior parte dei comuni agricoli italiani, verso la fine del Novecento Piagge ha sofferto una grave emorragia di popolazione rurale trasferitasi nelle città della costa adriatica, ma il fenomeno sembra oggi in regresso.